lunedì 3 novembre 2008
UNA DESTRA CHE NON C'E' PIU'
In merito all'intervento di Pinuccio Gallo (dirigente de "La Destra") apparso su alcuni quotidiani del 24.10.c.m., e di altri intermezzi relativi ai suoi amici di partito, è d'uopo offrire ai lettori alcune opportune precisazioni. "La Destra" di cui parla Gallo e che oggi la vuole accanto al PDL, non più di qualche mese fa, dichiarava: "Non ci identifichiamo più con questa fase di transizione della destra italiana. Non ci identifichiamo più con quei valori che la destra ha rappresentato per noi, nei quali per anni ci siamo rispecchiati, come uomini e militanti. Non possiamo più ignorare il lento e continuo slittamento di AN verso posizioni sempre più centriste e neoliberiste. Questo orizzonte politico non ci appartiene. Una destra, che non può rispecchiarsi in una realtà capitalista totalizzante. La Destra nasce come reazione alla carenza di democrazia in Alleanza Nazionale..." E potrei continuare. Mi chiedo e si chiedono tanti altri, hanno già cambiato idea Gallo ed i suoi amici? On.le Gallo ma lei pensa veramente che i cittadini siano talmente ingenui da non capire che tutto questo assomiglia più che ad una scelta ad una sana astinenza da potere? Che crea conseguentemente e logicamente poca credibilità? Ebbene, un vero uomo di destra non è colui che si butta nella mischia per evitare di buttarsi a sinistra o per contrapporre semplicemente una destra alla sinistra, così come si contrappone il freddo al caldo, o il pari al dispari. Il vero uomo di destra, disdegna la sterile contrapposizione meccanica di destra e sinistra, ma punta all'essenza delle cose. Oggi la cittadinanza sana è stufa di tutti questi "giochetti ed amoreggiamenti politici", ha la sola necessità di giungere il più presto possibile a un giorno in cui tutti si possa collaborare unitariamente, nel nome della Nazione, al solo scopo di creare una vita individuale e sociale sana e funzionale. Ma soprattutto vedere una politica seriamente interessata a creare una vita migliore per sé e per gli altri. Ritengo che un inizio di ricostruzione può avvenire facendo eleggere gli organi di un partito direttamente dai cittadini, come avviene per le assemblee costituenti, che elimini ogni forma di adesione riconducibile al vecchio sistema di tesseramento, che individuasse i propri candidati con le primarie, che si organizzasse su base tematica, che si apra ai movimenti locali senza pretenderne l'omologazione. Quindi occorre chiudere con il vecchio armamentario di tessere, correnti, liste bilanciate e tutti gli arnesi delle solite liturgie di un mondo totalmente estraneo alla vita dei cittadini, che negli ultimi anni ha creato unicamente una divisione profonda tra i partiti e la società. Non serve trovare soluzioni di compromesso che lascino indisturbati gli organizzatori di un consenso manipolato! Perchè sono convinto che il Paese non cambierà se prima non avremo cambiato la politica in generale del Paese!
Michele Cagnazzo
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