martedì 14 ottobre 2008

Il Reportage "Volti e Nomi" selezionato al "Festival Internazionale del Cinema di Roma"

Il filo spinato attorno ai vigneti e la marcia pacifica di tantissime persone, unite dallo stesso ideale. La forza delle immagini di un documentario testimonia l’importanza dei temi trattati, ma anche il montaggio, la scelta delle location e le interviste costituiscono l’ossatu - ra fondamentale di ogni buon reportage filmico che si rispetti. Ed allora non sorprende affatto se il documentario Volti e nomi, prodotto dall’associazione culturale Zerottanta e dal Liceo Scientifico «A. Scacchi» di Bari (realizzato nel corso dell’anno scolastico 2007-08), è stato selezionato al Festival internazionale del Cinema di Roma nella sezione «Alice nella città», per la quale sarà proiettato lunedì 27 ottobre, alle 14, nella Sala Cinema Ikea presso l’Auditorium Parco della Musica. Autori e registi sono Ermes Di Salvia e Anna Giulia D’Onghia, che hanno guidato gli allievi del liceo barese alla realizzazione dell’opera attraverso un corso di laboratorio interclasse di formazione al documentario, con il coordinamento didattico delle docenti Lia D’Ar pa e Anna Pellicoro. Il filo spinato - l’immagine che apre il documentario - è quello che circonda alcuni vigneti brindisini confiscati a un imprenditore colluso con la mafia. Il tema centrale di Volti e nomi, infatti, riguarda la lotta a Cosa Nostra: in particolar modo il reportage è incentrato sulla manifestazione dello scorso 15 marzo tenutasi a Bari, la XIII edizione della «Giornata delle vittime della mafia». «Con una troupe di 19 allievi - spiega Di Salvia - abbiamo seguito l’intera manifestazione, dal corteo studentesco partito dal lungomare al comizio tenuto da don Ciotti e altre istituzioni. Abbiamo così verificato sul campo il lavoro fatto nel laboratorio scolastico. I ragazzi, inoltre, sono venuti con noi a Brindisi per un’intera giornata. Al termine avevamo a disposizione 38 ore di girato, ridotte poi all’attuale durata di 22 minuti del documentario». La sintesi narrativa del reportage, in effetti, è uno dei punti di forza del lavoro di Di Salvia e D’Onghia (ben coadiuvati anche dal montaggio di Enzo Piglionica, della Vertigo Imaging di Bitonto): lunghe e suggestive carrellate si alternano a qualche intervista raccolta per strada e non mancano brevi flash simbolici di immagini di repertorio o tratte dai super-processi. L’uso del ralenti, la contrapposizione tra bianco e nero e colore, inoltre, connota il lavoro di sprazzi da videoclip, con un fluire narrativo sempre dinamico e pulito, nella scansione sonora di ogni avvenimento. Il valore aggiunto del lavoro risiede nelle parole, spesso pesanti come macigni, degli intervistati: il procuratore aggiunto della Procura di Bari Marco Dinapoli spiega l’importanza di manifestazioni come quelle, ma anche le storture legislative che ostacolano il lavoro dell’antimafia; il criminalista Michele Cagnazzo parla della «mafia invisibile» odierna, mentre Aldo Pecora, un ragazzo movimentista di Locri, ricorda che la mafia si nutre soprattutto del malaffare che ruota attorno alla politica. Al termine, le parole di don Ciotti e di Nichi Vendola, chiudono con amarezza e un pizzico di commozione il bel lavoro dei due registi baresi, tra le note di una colonna sonora ricercata, con le musiche dei Radiohead, Andrea Guerra e dei Sigur Rós.

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