Ecco perchè la memoria intensa di Paolo Borsellino, come delle altre vittime della mafia circola nelle nostre vene come circola il sangue. Ma non basta che taluni di noi ricordino e conformino la vita a tale memoria. È necessario che essa sia tenuta sveglia, il più possibile, anche in coloro che, in un modo o nell'altro, sono stati compartecipi degli obiettivi per i quali loro hanno versato il sangue. E in chi, almeno, ha provato indignazione, commozione, rabbia, per la loro morte e per le stragi. Si deve impedire che la compartecipazione possa essere stata l'esperienza emozionante di qualcosa circoscritta nel tempo o, ancor peggio, passeggera e fugace, anche se forte e travolgente. Io e tanti altri giriamo l'Italia, in mezzo ai giovani, nelle scuole e tra la gente, per parlare di loro e delle loro gesta. Ci sforziamo affinché ne venga raccolta l'eredità morale e sia ingrandita. Paolo Borsellino ha cercato di darci dentro perchè le cose cambiassero. Lo ha fatto molte volte in un deserto di indifferenza, di ipocrisia, di quieto vivere, di attenzione più al privato che non a quello che succedeva fuori. Ricordarlo significa sottolineare una testimonianza di impegno, ma anche un monito per ciascuno di noi a darci dentro, un invito che in un ambiente a forte cultura cattolica ha le sue radici proprio nel Vangelo. A noi tocca proseguire con coraggio e organizzare la grande speranza, affinché si possa realizzare il più grave, grande sogno di Paolo Borsellino. Michele Cagnazzo
lunedì 21 luglio 2008
Paolo Borsellino: ricordarlo significa darci dentro
Alcuni uomini sono stati collocati dalla storia e da chi predispone i piani che presiedono all'esistenza di ognuno in una condizione misteriosa. Non ci si può sottrarre nemmeno occasionalmente, non si possono sottrarre nemmeno dei pezzettini della propria vita. Questo sarebbe tradire la vocazione e passare dall'altro lato.
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