sabato 13 marzo 2010

"Ma quale Scu. La mafia pugliese è raffinatissima"

"Azione di disturbo quotidiano". L'attività di Michele Cagnazzo e del suo Osservatorio Regionale sulla Legalità è questa: calcolare, analizzare e scrivere. Incrociare dati e statistiche per formulare connessioni e nuovi scenari che fotografino la realtà criminale della sua Regione. Seduto a una scrivania, ogni giorno, nel centro di Bari. Non in Sicilia, in Campania o in Calabria, ma in Puglia, nella terra della taranta e degli ulivi.

E' per questo che è stato minacciato di morte. Giovedì 11 marzo alla redazione del quotidiano Barisera è stato recapitato un pacco con una cartuccia di un fucile calibro 7.65 e una pagina fotocopiata del quotidiano in cui si parlava dell'incontro sulla mafia tenuto da Cagnazzo, con due croci disegnate sopra. Allegato, un fogliettino con l'avvertimento: "La lezione gliela daremo noi e lo faremo a pezzi. State attenti anche voi giornalisti". E' per questo che già nel 2008 gli venne recapitata una lettera con due proiettili e una testa mozzata di animale.

Classe 1967, della provincia di Bari, Cagnazzo è anzitutto un criminalista, specializzato in inchieste sulla criminalità organizzata pugliese. Autore del saggio Mafia, una guerra senza confini, attualmente dirige l'Osservatorio Regionale sulla Legalità dell'Italia dei Valori.

Raggiunto telefonicamente da Affari, Cagnazzo tradisce con la voce un po' di nervosismo. Eppure, le minacce "non ci fermeranno, tutto passa", rassicura e si rassicura senza falsa modestia. Nei mesi scorsi l'azione quotidiana di disturbo è sfociata in due progetti di legge, piuttosto urticanti per la cosidetta quarta mafia.
"Entrambi saranno presentati ai nuovi consigli regionali che si formeranno dopo le elezioni. Il primo mira a velocizzare le procedure che permetto ai commercianti vittime del racket e dell'usura di ottenere il giusto risarcimento. E' un modo per incentivare gli imprenditori a denunciare il pizzo. A Bari pagano tutti. Poco, ma tutti. E le denunce sono pochissime rispetto all'entità del fenomeno".

E il secondo progetto?
"Prevede l'istituzione di un'agenzia regionale che si occupi dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Una struttura che snellisca tutte le procedure di confisca dei beni e che riutilizzi quest'ultimi per fini sociali e istituzionali. L'obiettivo è evitare che le proprietà confiscate ai mafiosi vengano vendute all'asta per essere ricomprate dagli stessi criminali attraverso loro prestanome".

Un progetto ambizioso, per il quale servono buone coperture istituzionali.
"Ovviamente. Noi, come Osservatorio per la legalità, ci occupiamo di portare alla luce i misfatti e gli affari della criminalità pugliese. Punto. In questo caso, da tecnici, abbiamo elaborato queste proposte di legge. Ai politici tocca presentarle nei consigli regionali. Se ciò non avverrà, io mi dimetterò, semplice. Ogni istituzione deve "fare la sua parte". Alle associazioni di categoria manifestare, alla magistratura indagare, alla politica legiferare".

E la fanno, la loro parte?
"Spesso in Puglia no. Qui sembra non succeda niente. E quest'inattività mi fa riflettere. A volte mi chiedo se non abbiamo già perso la battaglia dell'antimafia e ci stiamo ostinando a riaprire una partita ormai chiusa".

Ha ricevuto molti attestati di solidarietà per le minacce?
"Sì, ma più che altro da parte di amici e di compagni di partito. Dalle istituzioni vere e proprie non è arrivata una sola parola di stima, neanche dal sindaco del mio paese".

Sarà che la criminalità organizzata pugliese è abbastanza sconosciuta.
"Eppure gode di uno stato di salute ottimo. Molti, in maniera omissiva nel migliore dei casi, delittuosa nel peggiore, continuano a parlare di Sacra Corona Unita. Ma la SCU è morta. Ormai gli esperti parlano di Quarta mafia. La vecchia mafia rurale è morta. Oggi la mafia pugliese, oltre alle tradizionali attività delle estorsioni, dello sfruttamento della prostituzione, delle rapine e del traffico di droga, ha a disposizione un solidissimo potere economico e politico, grazie alla collaborazione e alla connivenza di imprenditori, funzionari e consiglieri pugliesi. Sono quest'ultimi quelli più infastiditi dalla nostra attività".

Si spieghi meglio.
"Parliamoci chiaro: noi non disturbiamo (soltanto) i rapinatori di banche o i trafficanti di droga. Noi disturbiamo i colletti bianchi, quelli che fanno affari con la criminalità organizzata a suon di appalti, concessioni e riciclaggio di denaro sporco. E quando un colletto bianco si sente disturbato non gli resta che alzare il telefono e chiedere a un manovale dei clan di limitarsi a minacciare una data persona. E' questo quello che è successo".

Ma, come dice lei, andate avanti. Quali sono i vostri progetti imminenti?
"Stiamo organizzando una manifestazione anti-racket a Bari, in collaborazione con le associazioni antimafia delle altre regioni. Per quel che mi riguarda sto ultimando un nuovo libro, che dovrebbe uscire entro l'estate, dedicato alla mafia pugliese. Un capitolo sarà dedicato ai segreti della mafia barese. Con nomi e cognomi, s'intende".

Francesco Oggiano

http://www.affaritaliani.it/cronache/michele_cagnazzo_minacce_bari120310.html


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