Michele Cagnazzo
mercoledì 3 giugno 2009
CAGNAZZO (IDV): “Rischio infiltrazioni mafiose nella Provincia di Bari e BAT”
“Sono stato tra i primi a lanciare l’allarme il 16 maggio u.s. ad Andria durante un dibattito sui “Segreti della mafia barese”, ad affermare che i clan criminali dominanti nella Bat stanno vendendo pacchetti di voti a 30 euro cadauno, nelle ultime ore prendo atto che dalla stessa Bat stanno arrivando le prime conferme”. A parlare è Michele Cagnazzo, Responsabile dell’”Osservatorio Regionale sulla Legalità – Dipartimento Antimafia-Prevenzione-Sicurezza”. “E’ un fenomeno – continua Cagnazzo - allarmante che interessa tutta la provincia di Bari, e non si può far finta di non vederlo, d’altronde se si vanno a guardare la composizione di certe liste la situazione è molto chiara. La criminalità organizzata declina il proprio potere attraverso il “voto di scambio” o, qualora fosse possibile, proiettando dal proprio interno, direttamente in politica, suoi affiliati attraverso l’interposizione di prestanome compiacenti. Questi ultimi, forti dei pacchetti di voti, ad elezione avvenuta, mirano a condizionare dall’interno la pubblica amministrazione, riuscendo a conoscere in anticipo le scelte che questa farà in campo economico e ad organizzarsi di conseguenza”. Afferma Cagnazzo “Borsellino diceva che la mafia la si combatte anche nell’urna elettorale, e non si può andare ancora oggi a votare come si va a messa per convenienza e tradizione se vogliamo risolvere alla radice questo problema, che ancora oggi nella nostra Regione blocca futuro, civiltà, progresso ed occupazione.” Conclude e denuncia Cagnazzo: “un altro aspetto preoccupante che interessa la nostra Regione Puglia è la diffusione del metodo mafioso, al di fuori del suo habitat tradizionale (clan criminali sparsi su tutto il territorio) all’interno del mondo dei colletti bianchi. Sono centinaia – da mie inchieste – in Puglia le associazioni a delinquere, i comitati d’affari, i network di potere costituiti da colletti bianchi che utilizzano il metodo mafioso come metodo per acquisire legalmente spazi di potere o per condurre i loro affari. Questa diffusione del metodo mafioso all’interno del mondo dei colletti bianchi non deve meravigliare, del resto se si va a leggere la definizione che il codice all’art. 416 bis dà del reato di associazione mafiosa vi renderete conto che il legislatore ha previsto che questo reato si può consumare anche senza l’uso della violenza materiale. Le armi costituiscono soltanto un’aggravante della consumazione del reato, perché vi sono mille modi altrettanto efficaci per esercitare prepotenza organizzata creando uno stato d’intimidazione diffusa”.
Michele Cagnazzo
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