lunedì 21 luglio 2008

ESCLUSIVA-Intervista a Michele Cagnazzo, Criminalista e Scrittore

Michele Cagnazzo (nella foto a lato), il tuo libro "Mafia Una Guerra Senza Confini" è la tua prima opera editoriale. Ha già riscosso interesse diffuso e molti quotidiani e tv se ne sono occupati. Come procede la fase di presentazione?
E' un libro che è stato apprezzato da subito per la sua originalità e si è ben inserito nell'agone editoriale, come ha dichiarato in questi mesi la critica letteraria più suscettibile. E' un libro-inchiesta, che ha come valore aggiunto quello di farsi leggere come un romanzo, appassionando ed emozionando. Dalla prima stesura era quello che mi prefiggevo ed i lettori sono stati bravi a cogliere questo aspetto. In questi mesi mi hanno fatto piacere le centinaia di lettere ricevute, da Vercelli a Bagheria, di giovani che hanno letto il libro e non hanno potuto fare a meno di scrivermi per esprimere il loro entusiasmo e condivisione. Giovani liberi, scevri da ogni tipo di rassegnazione che esprimono la propria individualità attraverso il proprio pensiero, senza condizionamenti. Stiamo definendo ed ultimando con innumerevoli amministrazioni comunali, associazioni e scuole di ogni ordine e grado un lungo percorso di presentazioni che ci porterà per qualche anno ad attraversare tutta l'Italia con il nostro inedito ed originale format anche perchè indipendentemente dall'attualità sempre viva del tema mafia, il libro si inserisce in un percorso itinerante di "cultura della legalità".
Il tuo libro è una testimonianza personale, ma anche la denuncia in prima persona delle disfunzioni-deviazioni istituzionali e politiche.
Sicuramente nel libro parlo anche di vicende personali, specie nel capitolo "Io, l'antimafia e la politica", ma lascio la curiosità al lettore. Nel testo faccio nomi, cognomi e racconto fatti e circostanze. L'impatto lo avranno sicuramente quei politici o meglio quella politica che non ha fatto il suo dovere. Quelli che sono stati parte della corruzione che ha guastato, rotto, dissolto, viziato la convivenza civile e i rapporti tra gli uomini, per loro il sacrificio di tanti uomini onesti e servitori dello Stato, per loro ricordarli o averne dei rapporti rappresenta un fastidio, un ostacolo, qualcosa di cui liberarsi.
Da osservatore dei fenomeni mafiosi e di corruzione qual'è oggi la situazione della lotta alla mafia in Puglia?
Ho dedicato un intero capitolo del libro a "Puglia e Cosa Nostra" che meriterebbe di essere attenzionato, perchè fa capire come è arrivata la mafia da noi. Partendo dall'operazione antimafia "Blue Moon" fino ad arrivare all'operazione "Eclissi", si è ampiamente dimostrato che la mafia esiste anche in Puglia, a dispetto di qualche scettico. Ma sicuramente non saranno solo le operazioni di polizia giudiziaria a debellare questa maledetta gramigna, se la politica non saprà riempire questi vuoti. La mafia pugliese si muove su un piano di apparente legalità che ha sempre un grosso peso nei condizionamenti della società. Insomma la stessa la definirei a metà strada tra quella campana, che è molto frastagliata e frantumata e quella più stabile organizzativamente come la 'Ndrangheta e Cosa Nostra. Però alcuni miei studi, mi hanno confermato che per lungo tempo a Bari e in Puglia si sono confuse mafia e mentalità mafiosa. Mafia come organizzazione criminale ed illegale e mentalità mafiosa come semplice modo di essere; si può benissimo avere una mentalità mafiosa, senza essere necessariamente un criminale o pluriomicida. Per essere più chiari, la mentalità mafiosa è tipica dei "centri di potere", difficilmente decifrabili, ben inseriti nelle pieghe del tessuto sociale che cercano di conservare e difendere determinati privilegi. E sopra di questa la massoneria. E mi fermo qui, anche perchè questo è un terreno minato. Ai giovani pugliesi e meridionali in genere, quello che fa più paura è interi pezzi di società hanno mutuato i modelli comportamentali dei mafiosi, costituendo dal proprio interno delle vere e proprie cupole di controllo e di potere. Dove i rigidi criteri meritocratici a salvaguardia dell'interesse pubblico, sono stati sostituiti da logiche nepotistiche di lotizzazione politica. Vedasi caso Universitopoli barese.
La classe politica pugliese come la reputi?
Tranne qualche sporadico caso di vera politica (vedasi il buon lavoro che sta effettuando Michele Emiliano a Bari, specie nelle periferie) una buona parte dei politici pugliesi la definerei un misto di corrotti e corruttori, concussi e concussori. In Puglia c'è un livellamento verso il basso che la nobiltà politica sarà sempre meno riconosciuta.
Come giudichi i magistrati che lasciano la magistratura per dedicarsi alla politica?
Io sono legato alla figura del magistrato che nasce e muore con la toga. Sono purtorppo un irredimibile nostalgico e tradizionalista. Sicuramente ho sempre pensato che fosse una di quelle professioni che si sceglie, non per ripiego, ma per una sorta di vocazione. E' difficile giudicare, nella vita si cambia, ci si stanca, ci si arrende, si scelgono altri percorsi. Spero solo che i magistrati che decidono di scendere in politica creino condizioni migliori e leggi più efficaci per i loro colleghi rimasti in trincea.
Un messaggio che vuole lanciare con la sua opera?
Uno su tutti ed è molto chiaro: "La mafia c'era, la mafia potrà continuare ad esserci, non vogliamo dimenticarla ne tanto meno conviverci. Anzi, vi dico di più, vogliamo distruggerla.

1 commento:

divenanzio ha detto...

CARO MICHELE CAGNAZZO,NON HO MAI LETTO UN LIBRO COSI' TOCCANTE,DI PERSONE COME LEI C'E' NE DOVREBBERO ESSERE DI PIU'.VORREI DARLE UN SUGGERIMENTO QUELLO DI INTRODURRE IL PROBLEMA MAFIA, NELLE SCUOLE E FARE SAPERE A TUTTI COSè LA MAFIA